Se avete già letto questa rubrica, potete saltare l’introduzione. Se non l’avete mai letta, potete saltarla ugualmente. Tanto chi si è mai fermato a leggere l’introduzione di qualcosa?

Introduzione

Ognuno di noi almeno una volta nella vita, anche solo per provare, si è imbattuto in qualche modo in un libro di storia: c’è chi l’ha fatto per interesse e chi perché costretto dai servizi sociali, c’è chi l’ha fatto per passione e chi invece avrebbe preferito essere il bersaglio durante una gara di sputi.

In ogni caso, ad ognuno di noi la storia ha lasciato qualcosa. Chi, per esempio, non ha mai utilizzato l’espressione “è stato più facile dell’invasione della Polonia” come termine di paragone delle proprie esperienze quotidiane? Chi non ha mai avuto un’animata discussione con gli amici al bar, possibilmente dopo il quinto negroni, sul fatto se sia o no vero che Gabriele D’Annunzio si fece asportare due costole e sui quali fossero le motivazioni che avrebbero spinto il Vate ad un tale scelta?

Perché la storia è anche questo: accanto ai grandi eventi e ai grandi personaggi ci sono aspetti della storia curiosi, comici, drammaticamente comici, dubbi o puramente e semplicemente ignoranti.

Con questa rubrica vogliamo ripercorrere in modo alternativo quella grande narrazione che ha portato la razza umana dal disegnare sulle pareti delle caverne a ballare in modo scomposto su TIK TOK (NDR, anche se a scrivere è una sola persona, per questa rubrica verrà utilizzato un decontestualizzato  plurale maiestatis ).

Vi auguriamo una buona lettura e ricordate sempre: mai invadere la Russia d’inverno!

La disastrosa Maratona Olimpica del 1904

La maratona è da sempre una delle discipline più seguite e più attese delle Olimpiadi, ma pochi sanno che la maratona svoltasi durante Giochi Olimpici estivi del 1904 fu probabilmente una delle più ignoranti gare sportive mai svoltesi, storicamente accostabile solo alla terribile coppa Cobram.

Come organizzare male un evento

L’edizione delle Olimpiadi del 1904 si svolse a St. Louis negli Stati Uniti e consisteva solo in un terzo delle competizioni che si svolgono oggi, molte delle quali vietate alle donne. Contemporaneamente St. Louis ospitava l’Esposizione Mondiale e semplicemente incorporò i Giochi alla Fiera senza peraltro troppi sforzi e fanfare per reclamizzarli. Invece di durare un paio di settimane, i Giochi durarono un periodo di cinque mesi così da legarli gli eventi organizzati durante la Fiera. Forse non fu poi così sorprendente, quindi, che solo 12 paesi si presero la briga di inviare i propri atleti. Gli Stati Uniti vantavano oltre 500 dei 630 atleti che presero parte all’Olimpiade, anche grazie alla cooptazione di atleti di altre nazionalità che finirono a gareggiare per loro, portando ad una quota brutale di medaglie ma assai poco in termini di concorrenza.

In questo quadro, già di per sé desolante, la maratona si svolse nel mezzo di tutta una serie di disagi organizzativi. Tanto per cominciare, il comitato organizzatore decise di far partire la gara nel pomeriggio, quando la temperatura era più alta, e non al mattino. I maratoneti si trovarono così a dover correre per ore sotto il sole di fine Agosto (era il 31), a una temperatura di 32 gradi e col 90% di umidità.

Ai partecipanti viene inoltre consegnata solo al via la mappa del percorso: dopo i cinque giri di stadio la gara si sarebbe spostata in strada. Purtroppo c’era un però: le strade nel 1904 erano strisce di sterrato polveroso, e sul percorso magistralmente studiato per la gara c’erano anche sette alture e solo due ristori (una cisterna d’acqua piovana al 10° km e un pozzo al 32°) prima di rientrare allo stadio e chiudere i 40 km di questa maratona.

Gli atleti erano 32 valorosi, provenienti da Stati Uniti, Grecia, Sudafrica e Cuba. Tra di loro c’erano sicuramente alcuni atleti esperti: Sammy Mellor, vincitore della Maratona di Boston del 1902, John Lordon, vincitore a Boston nel 1903, Mike Spring, vincitore sempre Boston nel 1904, e Arthur Newton, che era arrivato quinto a Parigi nella maratona olimpica del 1900.

Il risultato della maratona sarà infine estremamente positivo: su 32 atleti ne arriveranno al traguardo solo 14.

Il podio dei campioni

Andando per ordine di importanza, il primo ad arrivare al traguardo è stato Fred Lorz  (numero 31) , che ha fatto tutto il suo allenamento di notte perché aveva un lavoro diurno come muratore. Lorz aveva effettivamente abbandonato la gara dopo circa 14 chilometri e si era fatto riaccompagnare verso lo stadio in auto dal suo allenatore, salutando sia gli spettatori che i corridori durante la corsa. L’auto, tuttavia, si ruppe intorno al 30° chilometro. Lorz, per nulla demoralizzato dalla cosa, saltò immediatamente giù dall’auto e si unì alla corsa per gli ultimi 10 chilometri. Dopo essere stato salutato come il vincitore, si fece fotografare con Alice Roosevelt, figlia dell’allora presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, e stava per ricevere la medaglia d’oro quando il suo sotterfugio fu rivelato. Gli organizzatori lo squalificarono e bandirono Lorz dalla competizione per tutta la vita. In realtà l’anno successivo venne amnistiato, così l’atleta poté partecipare alla maratona di Boston e vincerla senza alcun barbatrucco.

 

Thomas Hicks (numero 20) è risultato il vincitore dell’evento, anche se è stato aiutato da misure che oggi fortunatamente non sono più permesse. A 15 km dal traguardo era sull’orlo del collasso, ma i suoi allenatori gli hanno impedito di fermarsi e sdraiarsi. Da quel momento fino alla fine della gara, Hicks ha ricevuto diverse dosi di stricnina (un comune veleno per topi, che stimola il sistema nervoso a piccole dosi) mescolate con brandy. Grazie alla Powerade d’altri tempi Hicks ha continuato a correre, allucinato, a malapena in grado di camminare per la maggior parte del percorso. Quando raggiunse lo stadio, il suo team di supporto lo portò oltre la linea, issandolo in aria per celebrare la vittoria, mentre lui stava continuando a strisciare i piedi in aria come se stesse ancora correndo. Hicks fu trasportato fuori pista e avrebbe potuto morire allo stadio se non fosse stato curato da diversi medici.

Albert Corey (numero 7) arrivò secondo. Lui era francese, e da maratoneta era intenzionato a partecipare alla maratona dei Giochi Olimpici di Saint Louis 1904, ma molte nazioni europee, tra le quali Francia e Regno Unito, avevano deciso di non mandare delegazioni che avrebbero dovuto affrontare un viaggio troppo lungo (11 giorni di mare e quaranta ore di treno), ma soprattutto troppo costoso. Quindi Coray si tesserò negli USA per la Chicago Athletic Association con cui partecipò e si classificò 2º nella gara di 4 miglia a squadre, la cui medaglia il CIO oggi la assegna alla Squadra mista, poiché Coray era l’unico rappresentante straniero in un team di statunitensi.

 

Qualche giorno dopo partecipa alla maratona, dove conquista il secondo argento, ma in questo caso viene considerato statunitense poiché per gli organizzatori Coray, che viveva oltreoceano da più di un anno, era ormai da ritenersi naturalizzato, considerazione che non era stata fatta qualche giorno prima in occasione della gara delle 4 miglia a squadre.

 

Un altro incidente quasi fatale durante l’evento è stato quello di William Garcia degli Stati Uniti. È stato trovato disteso sulla strada lungo il percorso della maratona con gravi lesioni interne causate dal respiro delle nuvole di polvere sollevate dalle auto dei funzionari di gara. La pista era interamente costituita da strade sterrate, quindi le auto che continuavano a percorrere le strade adiacenti ed i cavalli che cavalcavano avanti e dietro i corridori, alzavano enormi nubi di polvere che diventavano estremamente problematiche per i maratoneti

Il premio all’ignoranza è stato però probabilmente vinto dal postino cubano Félix de la Caridad Carvajal de Soto conosciuto come Andarin Carvajal (numero 3), probabilmente il più impreparato per la gara di tutti gli altri, ma che riuscì a guadagnare un meritatissimo quarto posto. Andarin perse tutti i suoi soldi, ottenuti grazie ad una colletta, giocando a dadi a New Orleans e arrivò in autostop a St.Louis, dove si tagliò i pantaloni cercando di farli sembrare più simili possibili agli shorts da corsa. Inoltre il resto dell’abbigliamento era decisamente poco professionale: maglia pesante e scarpe col tacco. Quando la maratona iniziò non mangiava ormai da 40 ore, quindi durante la corsa si fermò per prendere delle mele da un frutteto. Risultarono essere marce.  Nonostante i crampi Carvajal continuò la maratona, trovando anche il tempo per chiacchierare con ogni gruppo di persone riunite lungo il percorso.

Tra gli special guest, la maratona includeva i primi due neri africani a competere alle Olimpiadi: len Taw e Jan Mashiani ( numeri 35 e 36), entrambi appartenenti alla tribù Keffir. In realtà si trovavano negli USA perché presenti alla mostra sulla Guerra Borea che si teneva all’Esposizione Internazionale della Louisiana. Furono reclutati sul posto e mandati a correre solo perché durante la Seconda Guerra Borea si erano fatti la fama di staffette veloci. Len Tau è arrivato nono e Mashiani è arrivato dodicesimo. Questa fu una delusione, poiché molti osservatori erano sicuri che Len Tau avrebbe potuto fare di meglio se non fosse stato inseguito – per quasi un miglio fuori percorso – da cani aggressivi, che comunque non lo resero più veloce.

 

Come si dice in questo genere di casi: tutto è bene ciò che finisce bene.

Ci vediamo alla prossima storia

Con discreto affetto

Il Biondo